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Oman

L’Oman è uno stato piccolo e prezioso come le piccole cose talvolta lo sono.

L’istruzione è gratuita fino a 16 anni, la sanità pure, per i funzionari pubblici è prevista anche una casa in affitto, le strade sono pulite e non si verificano particolari casi tali da impegnare le forze dell’ordine.

Il turismo è ben accetto e, quasi ovunque (almeno nei centri urbani), oltre all’arabo si parla l’inglese.

L’Oman mi piace perché è un Paese chiaro che non si sbriciola di fronte al senso di colpa tipico del cattolicesimo.

Ogni uomo può sposare fino a quattro donne ma ne deve garantire il mantenimento, deve possedere la casa dove abitare, i prezzi sono salati come in una bella città Italiana, deve offrire una dote, in totale disponibilità della moglie, di 100mila euro. Noi ne sposiamo una alla volta e ci sembra già troppo, ci facciamo mantenere dai genitori e la casa, se la compriamo, lo facciamo quando siamo ormai vecchi.

Poi tutto questo sembra vanificarsi dal volto coperto delle donne che però andrebbe meglio compreso e, come sempre, non catalogato per grossolane categorie di analisi. Infatti qui le donne godono anche di particolari attenzioni e sono rispettate probabilmente più che in Italia (se vogliamo essere anche qui grossolani). Lo dico non per voler pareggiare il conto con una pratica incomprensibile a noi occidentali ma per ricordare che non c’è niente di meglio o di peggio laddove esiste una forma di rispetto per la persona. Vorrei ricordare la negazione dei sacramenti ai divorziati che è una pratica certamente assai evoluta (?!) e in linea con lo spirito del Cristo del cattolicesimo occidentale, tanto per ricordarne una…

Non voglio fare grandi ragionamenti non è il luogo questo ne sono io l’osservatore destinato, ma, come ho detto,  l’Oman mi piace per la chiarezza. La porta della banca è in oro massiccio, tanto per ricordare a chi varca la soglia dove sta entrando, la benzina costa 20 cent al litro ma soprattutto le auto devono essere pulite altrimenti si rischia la multa compreso il secchio pieno d’acqua per provvedere subito a sistemare il mezzo.

 

 


Domenica

La domenica dovrebbe essere il giorno di riposo per chi non lavora facendo i turni o per chi non fa la casalinga, ambedue le categorie sono esonerate dal riposo settimanale.

Io non amo la domenica innanzitutto perché l’indomani è lunedì e perché è facile cadere nella pigrizia che poi ti devasta e ti copre di sensi di colpa dopo le 18e00 quando ti rendi conto di aver perso una giornata senza fare nulla di buono. Io ho l’ansia di ottimizzare il tempo.

Ho bisogno di fare delle cose per pensare di aver speso bene il tempo a mia disposizione. Questo comporta che non ho nessuna voglia di fare quello che dovrei fare e quindi mi invento sbocchi di attività che si rivelano totalmente inutili, ma gratificanti.

La domenica è la giornata dell’ordine.

Va bene: cambiare gli armadi, mettere a posto i cassetti, portare la roba in cantina, mettere a posto la cantina, pulire il garage, ordinare la scrivania, archiviare le mail, lavare le tende, stirare le tende e rimontarle, fare giardinaggio, sistemare il bagagliaio dell’auto, buttare le vecchie riviste, archiviare le bollette e dividere la corrispondenza, piantare quel chiodo.

Sono tutte attività domenicali di grande soddisfazione per il periodo invernale. Alle 18e00 vi sentirete utili e vi farete la doccia, l’energia potrebbe addirittura portarvi a mangiare una pizza fuori.

Di domeniche ne restano ancora 44, mica tante.