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Briatore (2)

Non vorrei che diventasse un’abitudine ma mi trovo costretto a difendere un’altra volta Briatore.

Ieri sera preso dal più godibile X factor ero anche in trepidazione su come sarebbe stato trattato Briatore in casa Santoro, così ho fatto un po’ di zapping e ho visto tutto il siparietto della Costamagna e poi di Marco Travaglio.

Io sono venuto su con le parole di piombo di un toscano biliare come Montanelli e mi risulta che Travaglio si sia nutrito della fiducia e della stima dell’imbattibile decano, ma ieri sera che fetenzia…

La Costamagna attacca Briatore esponendo non una tesi cronologica giornalistica ma una serie di fatti faziosa e imparziale e quando Briatore ha reagito chiamandola non giornalista ma “maestrina”, dimostrando di azzeccare perfettamente il ruolo recitato dalla Costamagna, gli animi si sono riscaldati. La “maestrina” ha colorato le sue pallide gote di rosso, ha cambiato postura del corpo e le si sono ingrossate le corde del collo e lo stesso Travaglio è entrato in gamba tesa in difesa della “collega” e in attacco all’imprenditore.

È stato imbarazzante. Briatore, che non è Cicerone, è sembrato un gigante rispetto alle macchiette da operetta dei due. Perché un giornalista, se è tale, deve esporre tutti i fatti (anche quelli che non gli piacciono) altrimenti è una “maestrina”.

Bene ha fatto Santoro ha prendere le distanze dai due accapigliati, tacitandoli.

Per il resto si ha la sensazione che Travaglio ripeta sempre se stesso e quando lo guardo ne apprezzo più le doti di comico che quelle di giornalista, sorrido alle sue faziosità come rido di gusto alle faziosità di Vauro.

Concludendo la frase di Montanelli riferita a Spadolini e citata in chiusura del suo pezzo da Travaglio “…ognuno di noi si ama ma Spadolini si corrisponde” sembra chiaro che Travaglio e la Costamagna non l’abbiano capita con un danno non solo per se stessi ma anche per chi li legge o li guarda in tv.

Quanto a Briatore ha detto (alla Costamagna) “non so lei quanti posti di lavoro crea?” e ha chiuso la partita, purtroppo.

Infine e fortunatamente ho assistito a un pezzo di bravura di Ruotolo che con gli stivali vagava prima nel tramonto e poi nella notte toscana fra fango e acqua parlando con un tono pacato e con il rumore di sottofondo dell’acqua calpestata che aveva allagato strade e campagne illuminando con la luce della telecamera le rovine e restituendo un’immagine di una Italia al buio, scossa dalle esondazioni, crepuscolare e indifesa. Grazie Ruotolo avevo temuto che non esistessero più giornalisti, avevo temuto che il “corrispondersi” così tanto avesse fatto diventare tutti ciechi.